Massimo Vannucci nasce a Macerata Feltria, in Provincia di Pesaro – Urbino, il 23 maggio 1957. Il padre Angelo era autotrasportatore, la madre Annita casalinga e materassaia. Ha una sola sorella, Nadia, maggiore di lui di nove anni.
Nel paese natale frequenta le scuole, dalla materna alle medie, e si lega di profonda amicizia a coetanei che gli saranno compagni di discorsi, di viaggi, di affetti, fino alla fine.
Frequenta assiduamente la parrocchia e ricorderà sempre con piacere le attività ricreative che vi si svolgevano e la sua esperienza di chierichetto.
E’ un brillante studente del Liceo Scientifico di Sassocorvaro, che oggi, divenuto Istituto Omnicomprensivo, porta il suo nome. Sono gli anni della contestazione giovanile e Massimo è attivo tra gli studenti di sinistra, ma si distingue per la sua moderazione in anni in cui la moderazione non era considerata una virtù, tant’è che mantiene rapporti affettuosi e amichevoli con molti insegnanti, in particolare con il professore di filosofia.
Si iscrive all’Università di Urbino alla facoltà di giurisprudenza, ma la morte prematura del padre, gli incarichi politici e amministrativi assunti giovanissimo, lo indurranno a interrompere gli studi ed a intraprendere il lavoro presso la società Pascucci e Vannuci spa di cui è contitolare lo zio paterno Ottavio; assunto come dipendente ne diventerà l’amministratore unico.
Riguardo al mondo del lavoro avrà sempre la visione completa e complessa dei lavoratori e degli imprenditori.
Conseguì la laurea in ritardo e con determinazione che testimonia il suo amore per lo studio, il rispetto e l’attenzione sempre dimostrati verso le istituzioni scolastiche e accademiche.
Pur in una vita densa di impegni ha coltivato con passione l’amore per la pittura e per l’ espressione artistica in genere: non c’è pinacoteca, museo o moschea di rilievo che non abbia visitato: partendo dall’Italia per tutta l’Europa, passando per la Cina fino agli Stati Uniti.
A soli 20 anni diventa Segretario della sezione del P.C.I. di Macerata Feltria. Viene eletto nel Consiglio Comunale e assumerà l’onere di un assessorato, prima in Comune e poi alla Comunità Montana del Montefeltro.
Per oltre 30 anni si dedicherà alle Amministrazioni locali e dal 1995 al 2004 sarà l’indimenticabile sindaco del suo paese. Non c’è opera a Macerata Feltria che non porti le tracce della sua grande progettualità, della sua visione ampia e pratica del governo di un territorio.
Usava dire che un Sindaco non ha solo il compito di una buona amministrazione ordinaria, ma quello di lasciare un territorio e una comunità migliori di come li aveva trovati all’inizio del mandato.
Nell’attività politica all’interno del partito ha ricevuto costantemente consensi e stima: da segretario di sezione a segretario dell’Unione intercomunale del P.C.I., a membro della segreteria regionale dei DS.
Nel 2001 diventa segretario regionale delle Marche e viene confermato nel 2002 e nel 2005, con elezione diretta degli iscritti, con un consenso dell’81% la prima volta e dell’85% la seconda.
Nel 2001 è membro del Consiglio Nazionale del partito e dal 2005 membro dell’Ufficio di Presidenza.
Nel 2006, capolista nelle Marche, è eletto deputato della Repubblica e nel 2008 viene confermato a Montecitorio.
Tutti quelli che lo frequentano e lavorano con lui gli riconoscono capacità tecniche, lungimiranza, onestà volontà di confronto e di dialogo anche con gli avversari politici.
La malattia lo coglie a soli 55 anni in un fermento di attività: già segnato nel fisico, appoggiato ad un bastone, frequenterà la Camera e la Commissione Bilancio e Tesoro, fino pochissimi mesi prima della morte.
Nelle ultime settimane di raccoglimento, assistito dalla sorella Nadia, confortato dagli antichi e fedeli amici di sempre, si dedicherà a “ lasciare le cose in ordine” com’era sua abitudine.
Lascerà un breve testamento spirituale rivolto alla famiglia, agli amici, ai compagni di partito, “e non solo”, a Macerata Feltria, al Montefeltro, alla “Provincia bella” di Pesaro-Urbino, alle Marche tutte.
Al Comune di Macerata Feltria destinerà un consistente lascito per attività che siano durature e utili alla comunità; compiti che si è assunta la neonata Associazione Massimo Vannucci.
Nelle fragilità di quelle ultime settimane di vita lo tormenta la paura dell’oblio e chiede con umiltà di non essere dimenticato.
Chi lo ha conosciuto raccoglie con commozione la sua preghiera: impossibile dimenticarti, caro Massimo.